L’Associazione Culturale Villa Clementi, in accordo con la redazione del giornale Malo 74, ha promosso e già pubblicato in precedenti numeri del bimestrale due contributi tesi a valorizzare, ma anche a tutelare, il nostro patrimonio storico-culturale, paesaggistico, architettonico e museale; beni di cui fortunatamente siamo ricchi, ma che non tutti conoscono. Nel dicembre 2016 abbiamo dedicato il primo articolo a Villa Clementi, meraviglioso complesso architettonico conosciuto e frequentato da tutti, vuoi per il fatto che ospita la biblioteca, vuoi per gli spettacoli che accoglie d’estate nella sua suggestiva corte; luogo meraviglioso, si diceva, ma anche trascurato e, negli ultimi tempi, oggetto di discussioni relative al suo recupero. In quell’articolo si parlava anche del “Cantinone” e del relativo portico, che presentava, e il passato è d’obbligo, uno degli esempi più belli di saliso conservati a Malo. Forse più recente ( fine ‘800 secondo il mai dimenticato Bernardino Cogo) rispetto a quello del grande porticato, ne era tuttavia la copia perfetta e lasciava spiccare nella parte antistante il cantinone le belle, ampie assi di legno infisse sul pavimento, probabilmente utilizzate per fare rotolare le botti, o comunque atte a meglio accedere agli spazi interni. Si sapeva che per questa porzione di Villa Clementi erano stati stanziati dei fondi per la ristrutturazione del coperto e della parte interna al fine di ricavare uno spazio di lettura estivo. Una delle problematiche da affrontare riguardava proprio la pavimentazione in saliso suddetta, inconciliabile con il posizionamento di tavoli e sedie. Le soluzioni conservative potevano essere l’utilizzo di cemento apposito per appianare le fughe, o l’impiego di speciali resine trasparenti atte a preservare la bellezza della pavimentazione esistente. Purtroppo, senza concedersi il tempo per ulteriori ragionamenti sull’intervento filologicamente più corretto da farsi, l’Ufficio Tecnico del Comune di Malo, parte progettista, ha deciso che il saliso doveva essere tolto in quanto non risalente all’epoca della villa, e che sarebbe stato sostituito con piastrelle in clinker. La nostra associazione , venuta a conoscenza della cosa, ha subito chiesto un confronto con l’Amministrazione Comunale e il dirigente dell’Ufficio Tecnico per trovare una soluzione che permettesse di non “buttar via” lo storico pavimento. L’Amministrazione ci ha assicurato che al momento i lavori avrebbero interessato la ristrutturazione della copertura e che quindi ci sarebbe stato il tempo per ragionare sul caro saliso. E fu così che, invece, il 20 febbraio, in una fredda mattina, in corte Clementi arrivò un anonimo camioncino con sopra una ruspa pronta a “cavar su” il saliso, all’insaputa di tutti e senza i cartelli di inizio lavori, su ordine dell’architetta. Sorge spontanea una riflessione; ma con tutti gli interventi di cui necessita Villa Clementi, pensiamo ad esempio ai tetti che stanno cedendo, alla torretta e ai suoi merli cadenti, a tutti quei lavori che potrebbero metterla in sicurezza per la manifestazione Estate in Villa e Fiera di Santa Croce, la priorità era proprio quel pavimento di fine 800? E per sostituirlo con delle mattonelle di dubbio gusto? Uno Scempio!
Non siamo più negli anni ‘60-‘70, quando il vecchio si sostituiva avidamente con il nuovo sacrificando inconsapevolmente, per bisogno di modernità, manufatti ed edifici storici. Però evidentemente nel 2017 ci sono ancora persone che non hanno questa sensibilità e ci sono tecnici e architetti che, non essendo di Malo, non amano e non vogliono conservare luoghi e paesaggi che per noi hanno un’importanza storica e affettiva determinante. Per noi quel saliso era storia, era importante. Sopra quei sassi hanno camminato i nostri genitori. La signora Clementi lo percorreva per andare nell’orto delle spezie e nella giassara. Cosa si può fare ora che lo sfregio è stato fatto? Come sempre avviene in Italia, nessuno avrà colpe o responsabilità. Tutta la nostra passione, le raccomandazioni, perfino gli avvertimenti , per non perdere questo pezzo della nostra storia, fatti sia all’Amministrazione che all’Ufficio Competente mesi prima, non sono serviti a nulla. Ora, come un corpo morto, questo mucchio di sassi è da buttare e diventa materiale da smaltire, tornando magari al Livergon, da dove è venuto. L’unica cosa giusta da fare sarebbe invece rimetterlo al suo posto a regola d’arte e a spese di chi ha deciso di toglierlo. Peccato che Bernardino Cogo non sia più tra noi. Lui forse, lui che sapeva tutto della storia della Villa e del valore di ogni suo singolo sasso, sarebbe riuscito a convincere chi di dovere a tenere il vecchio, caro saliso.